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Trento, 22 luglio 2008
Rimozione del vincolo di rischio geologico su un’area a Villazzano
Interrogazione a risposta scritta presentata da Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi e Democratici del Trentino

Fin dai primi anni '80 vi sono state numerose sollecitazioni, interrogazioni, proposte, studi, istanze giudiziarie (e, in alcuni casi, sentenze) provocate dai diversi tentativi – attuati dai proprietari pro tempore delle ppff. 309/4 e 309/2 in C:C: di Villazzano (Trento) – di edificare quella piccola porzione di territorio (meno di 2000 metri quadrati) che costituisce la scarpata del piccolo pianoro ad ovest della chiesa di Villazzano, delimitato a sud dalla farmacia comunale ed a nord dal cimitero, dove esistono alcune abitazioni (una decina, circa, non calcolando il complesso edilizio di proprietà ITEA).

Alcuni proprietari dei terreni e degli edifici sovrastanti si sono fatti carico di far eseguire studi sulla situazione geologica della zona per stabilire se ulteriori costruzioni sulle particelle in questione comportassero rischi per la stabilità delle proprie abitazioni. Già precedentemente vi erano state avvisaglie di scarsa stabilità del terreno. Nell'ultimo periodo della seconda guerra mondiale, infatti, sul pianoro erano state collocate delle batterie antiaeree, che non poterono sparare che poche salve perché il terreno si dimostro instabile e si formarono delle crepe. L'installazione antiaerea fu quindi immediatamente spostata altrove. Nei primi anni '80 una perizia del prof. Milly certificò l'alto rischio idrogeologico e una seconda perizia (commissionata dalla parte che intendeva edificare), eseguita dal prof. Fuganti, anche facendo eseguire dei carotaggi fino a 25 metri di profondità, indicò quali opere di consolidamento sarebbero state necessarie per rendere edificabile quel piccolo appezzamento di terreno. L'entità delle opere prospettate al committente furono tali da dissuaderlo a fabbricare per assoluta mancanza di convenienza economica.

Anche sulla base di un contenzioso protrattosi per oltre dieci anni, finalmente, la Provincia -  competente per la gestione dei vincoli idrogeologici – e il comune di Trento - competente per individuare la destinazione urbanistica delle aree -  stabilirono, alla fine degli anni '80, di assegnare all'area una grave penalità geologica (“zona rossa” il livello massimo della scala), essendo già inserita in una più ampia zona a pericolosità medio-grave, e di classificarla come zona agricola di interesse primario. In questo modo veniva di fatto esclusa la possibilità di edificare sull'area in questione.

Mi è stato riferito che fra qualche settimana il Servizio geologico della Provincia – che sicuramente conosce a fondo tutti gli atti citati in premessa essendone stato costantemente informato in passato – sarebbe intenzionato a proporre alla Giunta provinciale la rimozione del vincolo di grave penalità per l'area in questione. Probabilmente tale decisione rimetterà in moto nuovamente gli interessi speculativi sull'area, anche se difficilmente le problematiche evidenziate nei pregressi studi geologici specifici sul sito potranno essere ignorate e quindi si riproporrebbe – al di là di qualsiasi altra valutazione di ordine urbanistico e politico per quanto riguarda eventuali nuove edificazioni sulla collina est di Trento (vedi anche il recente dibattito in sede di revisione del PRG di Trento) – la questione della convenienza economica ad edificare. Ma questa, paradossalmente, è la causa di maggior preoccupazione da parte dei confinanti. Se costruire secondo la regola dell'arte (vale a dire  applicando tutte le misure di sicurezza) non è economico, c'è il rischio, se qualcuno intende edificare ad ogni costo, che si edifichi ignorando o ridimensionando proprio queste misure. Non sarebbe la prima volta che accade. Ed è ancora troppo recente la vicenda della palazzina travolta da un masso precipitato dal cantiere soprastante, verificatosi proprio a Trento, alla Predara, la primavera scorsa, perchè non si presti la massima attenzione e non si operi secondo criteri di estrema prudenza quando si valuta un area sotto il profilo della stabilità geologica.

Tanto ricordato,

si interroga il Presidente della Giunta provinciale per conoscere:

- in base a quali criteri tecnico-scientifici un'area classificata con la massima penalità di rischio geologico, anche sulla base di specifiche indagini in situ, verrebbe declassata ad una penalità molto più lieve senza che peraltro sia stata fatta prima alcuna opera di consolidamento;

- chi abbia eventualmente sollecitato, e per quali finalità, la rimozione del vincolo;

- se non ritenga opportuno stralciare in ogni caso una simile eventuale previsione elaborata in sede istruttoria dagli uffici, ignorando palesemente valutazioni tecnico-scientifiche pregresse, la cui validità nessun studio – messo “nero su bianco” e verificabile da chi ne abbia interesse - ha finora messo in dubbio.

Cons. Roberto Bombarda

     

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